Dal nostro amore, a causa dei loro infiniti litigi, gli amici ci avrebbero divisi; se non avessimo imparato questo da lungo tempo, ora dovremmo diventare roccia per il continuo stupore. Per come stanno le cose, però, chiederemo ai nostri amici, che amano lavorare con la penna e con la stampa: perché litigate tanto riguardo a noi, quando sapete bene che il Bošnjak (2) dai tempi antichi è abituato a essere orgoglioso della propria lingua, chiamarsi con il proprio nome e essere legato alle proprie tradizioni e ai ricordi dei propri avi. La storia della nostra terra ci ricorda quei tempi in cui la nostra piccola nobiltà, in ogni occasione, apertamente dichiarava di appartenere alla orgogliosa e nobile nazionalità bosniaca (3). Guardiamo i molti documenti degli scrittori nostrani dei secoli passati, nei quali si sottolinea sempre il nostro vero nome Bošnjak. Questa e la ragione per cui noi, come loro fedeli e grati figli, ci chiamiamo con questo glorioso nome. Un nome che non possiamo abbandonare né abbandoneremo, ma che utilizzeremo fedelmente e costantemente.
Siamo orgogliosi del fatto che proprio la nostra rinomata lingua sia stata presa come base e fondamento delle lingue letterarie dei nostri vicini Serbi e Croati. Rinomati linguisti quali Vuk Karadžić, Dančić e Ljudevit Gaj hanno riportato la nostra bella lingua nella letteratura dei suddetti popoli e l'hanno chiamata, come hanno voluto loro, gli uni serba e gli altri croata, senza ricordare noi nemmeno in minima parte. Noi abbiamo diritto a essere orgogliosi che i nostri amici Jovo e Ivo si servano della nostra lingua in letteratura, e ciò ci deve essere riconosciuto. Ma noi non riusciamo a capire perché vogliano imporre a noi il nome che hanno dato alla nostra lingua, senza chiederci nulla, e ci impediscano addirittura di indicare la nostra lingua con il nome del nostro popolo. Un fatto simile avverrebbe se qualcuno altro desse un nome a nostro figlio. Noi non approviamo affatto tali richieste e illazioni. Ciononostante, onore e rispetto a entrambi i nostri amici, al Serbo e al Croato. Noi non odiamo la loro nazionalità, noi non li guardiamo con occhio sospettoso, noi non negheremo mai di essere appartenenti in origine agli Slavi del Sud, ma vogliamo dimostrare proprio che noi bosniaci siamo al primo grado di questa gloriosa discendenza. E sempre rimaniamo bosniaci, come lo erano i nostri bisnonni. Quindi, che si guardino bene per terra i nostri fratelli, che da secoli vivono in Bosnia-Erzegovina, ma vogliono essere Serbi o Croati. Che studino e pensino bene a ciò che ho scritto
Frate Antun Knežević (1834-1889):scrittore e storico bosniaco del XIX secolo.
(1): Jovo è un nome tipicamente serbo, mentre Ivo è un nome tipicamente croato. Knežević li utilizza per indicare l'uno e l'altro popolo. Entrambi i nomi sono il corrispettivo serbo e croato del nome Giovanni.
(2): termine oggi utilizzato per designare prevalentemente la popolazione musulmana del Paese, in seguito a una forzatura dai chiari tratti politici effettuata nella seconda parte degli anni Novanta. Il termine indica nel contesto di Knežević e nel suo significato reale ogni persona che venga dalla Bosnia-Erzegovina. Negli effetti è un'indicazione geografica e non etnico-religiosa. In italiano si potrebbe rendere semplicemente con bosniaco.
(3): Knežević ricorda come, dopo la conquista ottomana del 1463, la nobiltà bosniaca e l'intero Paese abbiano goduto di uno status di eccezionale autonomia all'interno dell'Impero Ottomano. Infatti, i bosniaci anche nel contesto della dominazione turca hanno mantenuto un'identità fortemente distinta da quella degli occupatori.
(4): Knežević è polemico con tante figure, anche di spicco, della nobiltà e cultura bosniaca che hanno preferito la nazionalità serba oppure croata già al suo tempo. Poco successivo a lui fu Safvet Beg-Bašagić, uno dei maggiori letterati bosniaci della storia, il quale affermò la sua lingua essere croata ("Jer hrvatskoga jezika šum/može da goji/može da spoji/Istok i Zapad, pjesmu i um", in trad. "Perché il suono della lingua croata/può alimentare/può unire/l'Est e l'Ovest, la canzone e la ragione", da "Čarobna kćeri",Izabrane pjesme. Vlastita naklada. Sarajevo, 1913). Fra i tanti altri che si possono ritenere colpiti da questa critica c'è anche il premio Nobel Ivo Andrić, di Sarajevo, ma definitosi di nazionalità serba, il quale appoggiò anche l'organizzazione terroristica Mlada Bosna, nel nome della quale Gavrilo Princip uccise l'erede al trono austriaco, scatenando la Prima Guerra Mondiale (1914).